La Corte d'Appello di Torino autorizza Rachid Mesli a lasciare l'Italia

Il 15 Settembre 2015 la Corte d'Appello di Torino ha deciso di revocare la misura restrittiva dell'obbligo di dimora precedentemente applicata al direttore legale di Alkarama Rachid Mesli, ai domiciliari in Italia dalla data del suo arresto al confine tra la Svizzera e l'Italia il 19 Agosto 2015, sulla base di un mandato di cattura internazionale rilasciato dalle autorità algerine nell'Aprile del 2002. Prendendo atto dell'importante lavoro che l'Avv. Mesli svolge nell'ambito della promozione e della protezione dei diritti umani nel mondo arabo, così come dell'alta possibilità di essere sottoposto a tortura nel caso in cui l'estradizione verso l'Algeria avesse luogo, la Corte ha deciso di rimettere in libertà il signor Mesli prima del termine del periodo di 40 giorni entro il quale le autorità algerine possono presentare la richiesta formale di estradizione.

"Sebbene la Corte non abbia ancora emesso il verdetto sulla richiesta di estradizione nei confronti di Rachid, la sua decisione di rimetterlo in libertà indica chiaramente il suo parere sul caso, e ci aspettiamo quindi che la Corte emetta molto presto il verdetto", ha affermato Mourad Dhina, direttore esecutivo ad Alkarama.

Nell'ordinanza di scarcerazione, la Corte ha rilevato che, nonostante il Ministero della Giustizia abbia richiesto all'Algeria d'inviare tempestivamente le informazioni mancanti al fine di poter deliberare sull'estradizione dell'Avv. Mesli, gli elementi emersi consentono di delineare la sua figura come quella di una persona impegnata in "un ambito di attività volte alla tutela dei diritti umani poco compatibili con un'accusa di terrorismo".

La Corte ha inoltre evidenziato che le informazioni inviate dall'Algeria sono "poco chiare" e "tali da indurre a dubitare della sussitenza delle condizioni per una sentenza favorevole all'estradizione per contrasto con i principi fodamentali [dell']ordinamento [italiano]". In particolare, la Corte ha riportato che la procedura alla base della condanna a 20 anni di reclusione – condanna alla base del mandato di cattura internazionale – non era stata rispettata, dato che la condanna era stata pronunciata in contumacia dell'imputato e senza la presenza di un difensore.

Di conseguenza, la mattina del 16 Settembre, la giustizia italiana ha reso noto all'avvocato Mesli che egli era dunque libero di lasciare l'Italia, previa firma della notificazione presso la questura di Aosta. Al telefono con Alkarama durante il viaggio di ritorno a Ginevra, l'Avv. Mesli ha affermato che "la lezione che si ricava dal mio caso nello specifico, e per noi in quanto difensori dei diritti umani in generale, è la necessità di richiedere a tutti i regimi democratici del mondo di astenersi dal collaborare con le dittature, che fanno uso delle risorse della comunità internazionale per violare i diritti umani." Mesli ha inoltre rivolto un appello a tutti gli Stati che hanno ratificato la Convenzione contro la tortura affinché si rifiutino di scendere a compromessi con Paesi che la praticano e che palesemente violano i diritti umani.

Alkarama coglie l'occasione di ringraziare calorosamente tutte le ONG, le istituzioni e le svariate personalità che hanno offerto il proprio supporto all'Avv. Mesli durante questa difficile circostanza.

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